ATTIVITÀ ASSISTITE DAGLI ANIMALI e MALATI DI ALZHEIMER: ASPETTI TEORICI E RISULTATI PRATICO-APPLICATIVI
Franceschi N.[1] ; Verga M.[2]; Galimberti M.[3]; Bigatello G.[4]
Le Attività Assistite dagli Animali (AAA), le Terapie Assistite dagli Animali (AAT) e i programmi Educativi Assistiti dagli Animali (AAE) erroneamente definiti con il termine improprio di “pet therapy”, hanno colto appieno il grande potenziale terapeutico insito nel rapporto biunivoco uomo-animale, inaugurando un nuovo modo di intendere la funzione degli animali da affezione in ambito sanitario, riabilitativo, sociale, assistenziale ed educativo. Nel presente lavoro vengono riferiti i risultati ottenuti dall’analisi comportamentale e fisiologica sia di una serie di pazienti affetti da malattia di Alzheimer impegnati in sedute di AAA, sia del cane coinvolto nel programma.
- INTRODUZIONE
Il miglioramento della qualità di vita, specialmente nei Paesi industrializzati, ha accentuato la tendenza a considerare gli animali non solo come fonte di servizi e nutrimento, ma come soggetti importanti per l’uomo, spesso parte integrante della vita quotidiana. I cosiddetti “pet”, gli animali a noi più vicini affettivamente, vengono sempre maggiormente coinvolti in quell’articolato processo di mantenimento o ripristino dell’equilibrio psico-fisico umano, alla ricerca di ciò che possiamo chiamare “benessere” o “salute”.
Con i termini di AAA, AAT e AAE, sono comunemente indicate attività anche molto diverse fra loro, che si calano in un contesto curativo e/o educativo già in corso. Si va, ad esempio, dalle visite di animali in comunità istituzionalizzate, case protette, reparti ospedalieri e quant’altro, con il fine di promuovere la socializzazione, la responsabilizzazione in attività di cura, ecc., a veri e propri progetti individualizzati. In ogni caso verranno impiegati animali domestici che, insieme al conduttore, avranno superato una valutazione che ne determini l’idoneità per partecipare a tali programmi. La valutazione, suddivisa in tre fasi, consiste in un controllo sanitario per quanto riguarda l’animale, esame scritto per quanto riguarda il conduttore e test relativo alle attitudini e capacità per quanto riguarda la coppia.
La coppia idonea deve possedere caratteristiche specifiche quali: affidabilità, prevedibilità, adattabilità, controllabilità e deve ispirare fiducia. Inoltre il cane dovrà dimostrare: docilità, socievolezza (verso persone conosciute ed estranee) adattabilità (sapersi adattare a luoghi e persone diverse in tempi brevi), buona tempra (capacità di resistenza alle offese psicofisiche), giocosità, affettuosità.
Dagli Stati Uniti, paese pilota in questo settore della ricerca, giungono risultati più che convincenti che hanno saputo attrarre l’interesse e stimolare l’approccio conoscitivo dei ricercatori in campo etologico, psicologico e sociale anche in Italia, riconoscendo ai cosiddetti “pet” un effetto catalitico (incrementano la socializzazione), di sostegno psicologico (sono induttori di sorrisi e di buonumore), di riequilibratore psicologico (per esempio con categorie ad alto rischio di violenza, detenuti in case circondariali od ospedali psichiatrici) e cardioprotettivo (alleviano l’ipertensione e i problemi cardiovascolari quali l’infarto). Addirittura la semplice presenza di un animale è stata talvolta associata ad un minor stress psicologico (Friedmann et al., 1983), ad una diminuita ansietà (Sebkova, 1977) e depressione (Holcomb et al., 1997). L’assenza di competitività e una sensazione di fedeltà assoluta possono provocare, inoltre, effetti distensivi, di attenuazione dell’ansia e dello stress e, sul piano fisiologico, di abbassamento della pressione sanguigna (Katcher, 1981).
Il rapporto con l’animale da affezione può stimolare e fornire occasioni per nuove esperienze (passeggiate, partecipazioni ad attività riguardanti l’animale) funzionando da “facilitatore sociale” (Mugdford & Cominsky, 1975), ottimo “elemento anti-stress” e elemento di “distrazione” da problemi come l’incomunicabilità o il senso di rifiuto, soprattutto in persone con scarse interazioni sociali (quali anziani in pensione e persone con disabilità psicofisiche), evitando la loro emarginazione sociale e conseguentemente problemi di solitudine e depressione.
Questo problema sociale è di forte attualità ed interesse in Italia, soprattutto dopo che gli studi demografici la indicano come una delle Nazioni al mondo con il più alto numero di anziani (Caltagirone e Pettinati, 2001). Con l’aumentare dell’età aumenta la prevalenza di malattie, soprattutto delle patologie croniche; fra queste la demenza è la forma più importante e la malattia di Alzheimer (Alois Alzheimer, 1863-1915) è di essa la manifestazione più frequente (circa il 60-75%).
La malattia di Alzheimer (diagnosticata con certezza solo post mortem) rappresenta, infatti, una delle più importanti emergenze dei prossimi anni e un problema drammatico anche per la difficile individuazione dei fattori eziopatogenetici e per il fatto che rappresenta, nella popolazione anziana, non solo la più importante causa di disabilità, ma anche la più frequente causa di istituzionalizzazione.
La malattia di Alzheimer è un processo degenerativo che distrugge le cellule cerebrali in modo lento e progressivo. Si tratta di una malattia irreversibile, ingravescente, con un incipit subdolo e insidioso (tanto che spesso sfugge sia all’interessato sia ai familiari e amici); si manifesta principalmente con un disturbo della memoria (AMNESIA) e poi del linguaggio (AFASIA), ma può causare anche confusione, cambiamenti d’umore e disorientamento spazio-temporali.
2.SCOPI DELLA RICERCA
In questa ricerca si è inteso considerare le caratteristiche comportamentali, cognitive, sociali e fisiologiche (frequenza cardiaca) e gli effetti catalitici che il contatto, o addirittura la sola vicinanza dell’animale da affezione (in questo caso un cane razza Golden retriever), possono provocare in soggetti affetti da patologia di Alzheimer e ricoverati in un Nucleo Alzheimer della Regione Lombardia, accreditato all’interno di una Residenza Socio Assistenziale (R.S.A). I soggetti erano al 2° stadio di malattia, caratterizzato da disturbi comportamentali incompatibili con la vita familiare, quali affaccendamento iterativo inconsulto, forte agitazione, vagabondaggio afinalistico.
La ricerca, condotta attraverso una metodologia scientifica di carattere etologico comparato, ha inteso valutare, tramite un’analisi comportamentale e fisiologica se il cane impegnato nel programma sia sottoposto a stress e inoltre analizzare gli effetti della sua presenza in pazienti affetti da Morbo di Alzheimer.
L’aspetto innovativo dello studio consiste nel considerare anche il punto di vista del cane, durante le sedute settimanali, ossia valutare le sue eventuali reazioni di stress, sia attraverso il rilevamento del battito cardiaco (la variazione di frequenza cardiaca può essere, infatti, considerata un parametro indicativo ed attendibile della risposta di un animale ad uno stress acuto (Broom e Johnson, 1993; Vincent e Leahy, 1997) e un buon indicatore dello stato emotivo del cane (Fox, 1978; Kostarczyk, 1992), sia attraverso l’analisi dei segnali di comunicazione visiva (tipo e frequenza di scodinzolamento, postura, posizione delle orecchie).
Gli scopi del lavoro sono stati in sintesi i seguenti:
– rilevare la frequenza cardiaca, tramite l’applicazione di cardiofrequenzimetri, sia al cane che ai pazienti e analizzare gli eventuali picchi minimi e massimi.
– osservare il comportamento del cane e dei pazienti, tramite appropriati segnali di comunicazione visiva, per vedere se sono riconducibili ad un quadro di stress o di rilassatezza.
– confrontare i risultati dell’analisi fisiologica e comportamentale ottenuti durante le sedute di AAA con quelli ottenuti in condizioni di basale (sia per il cane che per i pazienti) e in un’attività comparativa senza cane (per i pazienti).
– evidenziare le possibili correlazioni fra aumento o diminuzione del battito cardiaco e comportamenti (per esempio, se all’accarezzamento corrisponde effettivamente un abbassamento del battito cardiaco)
-evidenziare le condizioni principali che possono creare stress o piacere al cane e verificare se esistono distinzioni fra i pazienti che interagiscono con lui riguardo agli effetti sul battito cardiaco e sul comportamento
- testare se effettivamente il cane funzioni da “lubrificante sociale” incrementando la socializzazione in pazienti malati di Alzheimer.
- MATERIALE E METODI
Le analisi sono state effettuate in tre condizioni diverse: basale (condizioni di riposo), sedute di AAA e attività comparativa senza cane, secondo il seguente modello:
circostanze differenti.
1) CONDIZIONI DI ASSOLUTO RIPOSO (BASELINE del cane e dei pazienti)
2) ATTIVITA’ DI AAA CON CANE
3) ATTIVITA’ COMPARATIVA SENZA CANE
La raccolta dei dati è stata effettuata presso l’Ente “Ca’ D’Industria ed Uniti Luoghi Pii” a Como, nel nucleo Alzheimer della sede di Rebbio in via Varesina, in un periodo compreso tra la primavera del 2002 e l’estate del 2003.
La ricerca è stata svolta in collaborazione con la facoltà di Medicina Veterinaria di Milano ed in particolare tutte le procedure di codifica, elaborazione, analisi ed interpretazione dei dati si sono svolte presso l’Istituto di Zootecnica della Facoltà stessa.
I soggetti erano 9 pazienti istituzionalizzati affetti da Alzheimer ed un cane (razza Golden Retriever). Cane e conduttore sono stati formati dall’AIUCA, Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza, e registrati Delta Society® Pet Partners®.
Dopo l’ottenimento dei necessari permessi, il comportamento è stato registrato tramite videocamera. Si è inoltre registrata la frequenza cardiaca tramite cardiofrequenzimetri Polar Vantage ® (modalità di registrazione = 5 secondi). La variazione di frequenza cardiaca può essere,infatti, considerata un parametro indicativo ed attendibile della risposta di un animale ad uno stress acuto (Broom e Johnson, 1993; Vincent e Leahy, 1997).
I dati fisiologici rilevati sono stati poi analizzati presso l’Istituto di Zootecnia della Facoltà di Medicina Veterinaria di Milano grazie ad un programma specifico.
Ciascuna videoregistrazione comportamentale è stata totalmente visionata ed analizzata focalizzando l’attenzione sulla presenza e sulla durata di una serie di variabili (comportamento, posture, interazioni) riguardanti sia i pazienti affetti da Alzheimer che il cane. Per i primi sono state valutate inoltre altre variabili, quali l’espressione del viso, la pertinenza al contesto e l’interazione non solo con il cane ma anche fra di loro.
Ciascuna variabile comportamentale, in ogni seduta, è stata codificata, ogni 10 secondi, in un’apposita tabella, in frequenza di manifestazione o in durata di manifestazione. Il risultato è dunque rappresentato dalle frequenze e dalle durate in secondi di determinati comportamenti, posture o interazioni.
I dati relativi ai vari comportamenti manifestati sono stati rappresentati graficamente come percentuali di presenza ed analizzati successivamente tramite analisi della varianza non parametrica (Test di Wilcoxon).
- RISULTATI E DISCUSSIONE
Il confronto fra le tre differenti prove (basale, attività di AAA, attività comparativa senza cane) ha fornito una serie di risultati che vengono riassunti di seguito.
5.1 Analisi comportamentale e fisiologica del cane
In tutte le 8 sedute di AAA, l’interazione del cane con i pazienti è stata ottima (in media l’84.2%), associata spesso a scodinzolamento lento (24.8%) e forte (22.2%), al parametro “dà la zampa” (circa il 16%) e “lecca persona” (7%).
Nel complesso, il cane si è posto per la maggior parte del tempo “in stazione” (45.5%), con la “bocca chiusa” (45.9%) e la “coda rilassata” (52%), senza dimostrare evidenti segni di stress. Gli unici segnali di comunicazione visiva che rivelano uno stato frequente di vigilanza sono le “orecchie indietro” e talvolta “si lecca le labbra” (10.8%).
Figura 1 – Visualizzazione grafica della distribuzione dei segnali di comunicazione visiva più utilizzati dal cane in tutte le 8 sedute di AAA:
Figura 1 : distribuzione dei valori riguardanti il parametro “viso” nel cane (ST=in stazione; A=alzato; Z=dà la zampa; S=seduto; SD=sdraiato)
La media del battito cardiaco in attività di riposo è di 124 bpm.
Dall’analisi della frequenza cardiaca durante le sedute è’ possibile affermare che, durante le interazioni, il battito del cane si è mantenuto complessivamente al di sotto del valore del baseline (particolarmente basso tutte le volte che il cane si trovava a pancia in su) dimostrando voglia di giocare e partecipare. La media del battito cardiaco si è rivelata in genere inferiore al valore basale, soprattutto quando i pazienti lo hanno accarezzato o spazzolato, o quando l’animale si è rilassato scodinzolori di circa 80 bpm.
ente che comunica calma e particolarmente delicato nell’accarezzarla ha inciso maggiormente nella diminuzione del battito stesso.
E’ rilevante il fatto che tutte le medie del battito cardiaco risultanti dalle singole 8 prove sono inferiori rispetto al baseline, a supporto di una condizione di complessiva rilassatezza dell’animale. Va inoltre evidenziato che il cane aveva come riferimento il conduttore il quale, presente ad ogni incontro, mediava l’interazione e ne garantiva l’incolumità.
5.2 Analisi fisiologica e comportamentale nei soggetti malati di Alzheimer
L’analisi comportamentale e fisiologica del campione umano ha permesso di stabilire effettivamente la validità del programma di AAA classificandola come efficace co-terapia da affiancare ad altri trattamenti medici.
Il valore medio del battito cardiaco rimane stabile rispetto al baseline in 3 pazienti, diminuisce in 4 pazienti (fra cui uno tachicardico) e aumenta in 2 pazienti. Bisogna precisare però che questi ultimi sono pazienti in uno stadio di malattia non eccessivamente avanzato e l’aumento del battito cardiaco, comunque lieve, è dovuto in questo caso ad una grande attivazione fisica e mentale.
Figura 2 – Visualizzazione grafica dei risultati dell’analisi comportamentale nel campione complessivo:
Figura 2: distribuzione dei valori riguardanti il parametro “VISO” nell’intero campione (V.I=viso interessato; V.D=viso distratto; S=sorride; V.T=viso teso; D=dorme)
Come si può notare dalla Figura 2, -in presenza del cane- i soggetti risultano più interessati (“viso interessato”= 95.3%) e più sorridenti (“sorride”= 11.4%) rispetto alla prova di basale (V.I= 86.3%; S=0.8%) e all’attività comparativa (V.I= 89.9%; S= 4.6%) e dunque meno distratti.
I parametri risultati più significativi nell’analisi statistica sono stati:
– viso interessato” ( Z= -1.6401/ p < 0,05), più elevato in presenza del cane;
– viso distratto” ( Z= 1.6401 / p< 0.05): presente maggiormente in assenza del cane;
– “sorride” (Z= -1.8032 / p< 0.05). Questo parametro risulta particolarmente interessante se si considera che, con il progredire della malattia di Alzheimer, il sorriso tende quasi a scomparire: toccare il cosiddetto “pet” fa sentire meglio la maggior parte dei pazienti.
Figura 3: distribuzione dei valori riguardanti il parametro “COMUNICAZIONE” nell’intero campione (Pe=comunicazione pertinente al contesto; N.Pe=non pertinente; ChC=chiama il cane; P-Ist=parla con l’istruttore; P-al=parla con altri; F=fischia)
Durante le sedute di AAA, si riscontra la maggior frequenza di “pertinenza” al contesto (Pe= 21.3%); durante il basale questo parametro è di gran lunga inferiore (Pe=7.6%) mentre durante l’attività comparativa la “pertinenza” corrisponde al 19.2%, di poco inferiore al valore riscontrato durante l’AAA. In presenza del cane, però, i pazienti comunicano di più fra di loro: il cane e’ dunque di stimolo alla socializzazione, socializzazione quasi assente durante l’attività comparativa. Il parametro “parla con altri” presente in frequenza maggiore durante la prova di basale è dovuto al fatto che i pazienti in condizioni di totale quotidianità spesso non comunicano fra di loro e quando lo fanno è per chiedere, spesso in modo non pertinente e talvolta ansioso, per esempio come abbottonare il maglione, toccandolo senza quasi capire cos’è, o confondendo le persone, come è per loro spesso consuetudine.
6.CONCLUSIONI
L’analisi comportamentale e fisiologica del cane ha permesso di stabilire che in tutte le 8 sedute di AAA, l’interazione del cane con i pazienti è stata ottima (in media l’84.2%), associata spesso a scodinzolamento lento (24.8%) e forte (22.2%), al parametro “dà la zampa” (16%) e “lecca persona” (7%). Nel complesso il cane si è posto per la maggior parte del tempo con la “coda rilassata” (52%), senza dimostrare evidenti segni di stress.
Il cane si è dimostrato un ottimo “facilitatore sociale” (Mugdford & Cominsky, 1975) con i pazienti affetti dal Morbo di Alzheimer: la sua sola presenza o il solo parlare di lui hanno provocato un’atmosfera di gioco e rilassatezza, stimolando il sorriso e la conversazione- parametri che in condizioni di quotidianità sono risultati quasi mancanti- e hanno garantito una diminuita ansietà (Sebkova, 1977) e depressione (Holcomb et al., 1997). L’accarezzamento del cane, inoltre, è stato associato generalmente ad un abbassamento, talvolta repentino, del battito cardiaco, ad un rilassamento del tono muscolare e ad una diminuzione dell’ansia (Katcher, 1981).
Il confronto con l’attività comparativa senza cane è stato utile per verificare l’effettiva validità del programma di AAA: la presenza del cane ha comportato una maggiore percentuale di sorrisi, di interessamento, di pertinenza al contesto e di contatto con gli altri.
BIBLIOGRAFIA:
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- FOX. M.W., 1978. Behaviour, development e psycophathology or cardiac activity. In: The Dogs. Its Domestication and Behaviour, Garland STPM Press, NY e London
- FRIEDMANN, E., Katcher , A.H., Eaton, M., Berger, B., 1983a. Pet ownership and psychological status. In R. K. Anderson, B. L. Hart (Eds), The pet connection: Its influence on our health and quality of life (pp. 300-308). Minneapolis: University of Minnesota.
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- SEBKOVA J., 1977. Anxiety levels as affected by the presence of o dog. Unpublished thesis, Departement of Psychology, University of Lancaster, UK.
RINGRAZIAMENTI:
Dottoressa Alessandra Ghibaudi, fisioterapista psichiatrica, per il suo prezioso aiuto.
[1] Dottoressa in Scienze naturali
[2] Professoressa Istituto di Zootecnica, Facoltà di Medicina Veterinaria, Università degli Studi di Milano
[3] Presidente AIUCA, Associazione Italiana Uso Cani d’Assistenza
[4] Primario Istituto geriatrico Ca’ d’Industria ed Uniti Luoghi Pii, Rebbio (CO)