PROGRAMMA ASSISTITO CON IL CANE RIVOLTO A SOGGETTI CON DISABILITA’ PSICOFISICA E PSICHlATRICA IN FASE CRONICA:
Casa Cura Villa S.Benedetto SUORE OSPEDALIERE del Sacro Cuore di Gesù – Albese c/Cassano (CO)
Aiuca, Italy
II progetto si rivolge a 13 soggetti, di cui 6 femmine e 7 maschi, di età compresa fra i 30 e i 50 anni, con deficit organici, come ritardi mentali medio-grave, demenze alcoliche, esiti da ictus cerebrali, o di disturbi psichiatrici, quali psicosi da innesto e anomalie del comportamento. Il gruppo è seguito da 2 Educatori Professionali, di sesso femminile, che lavorano quotidianamente con gli Ospiti segnalati in un Reparto sanitario per Disabili a carattere residenziale. Il programma assistito con il cane è iniziato nel gennaio del 2006 e mantiene tuttora una cadenza settimanale, con 1 ora di presenza attiva del cane e del suo conduttore all’interno del gruppo. Il cane coinvolto nel progetto è Bea, un golden retriever di 7 anni . “Scopo dell’attività è spostare la centratura dell’Ospite dai bisogni e disagi personali, potenziare le risorse individuali e incanalare un’emotività labile e un’impulsività incontrollata nell’assunzione e nello svolgimento di compiti finalizzati. La presenza del cane stimola negli Ospiti un naturale senso di accudimento, che li sospinge ad attivarsi e ad assumere responsabilmente impegni legati alla cura, svolgendoli in modo costante e continuativo nel tempo. Si sono raggiunti risultati positivi con persone piuttosto passive agli stimoli esterni, inibiti nella relazione e nella comunicazione. L’accarezzare e spazzolare il cane risvegliano in loro emozioni legate a vissuti personali passati e favoriscono la ricerca di un confronto con l’educatore o il conduttore dell’animale per condividere il piacere di raccontarsi.
Particolarmente significativo il caso di Teresa, una paziente di 35 anni con un ritardo mentale medio e una psicosi d’innesto con ideazione persecutoria e impulsi aggressivi eterodiretti. Teresa era già predisposta ad un rapporto positivo con il cane avendone avuto uno in famiglia; tuttavia la presenza in Reparto di un animale che affettivamente la gratificava, ma che concretamente le dava la dimensione della sua necessaria condivisione con altri, ha portato gli Educatori a intervenire, prefissando obiettivi mirati, sul suo comportamento, per aiutarla a modificare le condotte non funzionali in quel contesto, potendole poi estendere in altri momenti di vita comunitaria.
Teresa, egocentrica e direttiva per sua natura, si è vista riconoscere nel gruppo un ruolo leader nel guidare i compagni alla soddisfazione dei bisogni del cane. Ma d’altro canto ha dovuto controllare anche la propria impulsività,che la porta ad essere frettolosa e superficiale, rispettando invece i tempi e i bisogni degli altri. Teresa sta lavorando sulla propria modalità di comunicazione con l’animale e i compagni, imparando a esprimere sempre messaggi chiari e a usare termini precisi. Sta imparando inoltre a controllare la propria emotività, vivendo al momento le situazioni per ciò che le infondono, e mettendo da parte le proprie paure e fissazioni psicotiche che le procurano malessere e alimentano la sua aggressività. La presenza di Bea evoca in lei anche ricordi e conoscenze, che stimolano la narrazione e il confronto con il gruppo.
Il Progetto descritto trova i suoi punti di forza nel percorso in cui si inserisce ogni singola seduta, attraverso la definizione di un punto di partenza dove si collocano i bisogni relazionali, affettivi, ecc. dei pazienti, e di un continuum temporale durante il quale si leggono i cambiamenti e le evoluzioni comportamentali.
Non esiste un punto di arrivo predefinito, esiste solo il rapporto con il cane e la risposta dell’Ospite. Fondamentale è l’intesa e la sintonia operativa tra il conduttore del cane e l’Educatore, che investono in una sinergia progettuale la loro intenzionalità e i loro obiettivi volti a tutelare e garantire il benessere dell’animale e dell’Ospite.