TAA ad un bambino di 21 mesi

TAA rivolta ad un bambino di 21 mesi con grave disabilità dello sviluppo psicomotorio e relazionale
Centro Assistenza Minori Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza- Milano, AIUCA, Italy

K è nato nel gennaio 2002 a Milano da genitori appartenenti ad ambienti socio culturali molto poveri : la mamma è affetta da ritardo mentale e disturbo di personalità Anche il padre è una persona limitata intellettivamente. La coppia non dispone di un alloggio per la famiglia .
La situazione del bambino viene alla nascita subito segnalata al Tribunale per i Minorenni che dispone il collocamento della madre con il bambino presso una comunità protetta :successivamente alla evidenza della incapacità materna a provvedere anche alle minime incombenze di accudimento del figlio e al suo rifiuto di occuparsene personalmente il Tribunale dispone che il bambino venga collocato da solo in una comunità idonea per la sua età : K viene così accolto all’età di due mesi presso una comunità pubblica di Milano, specializzata nella fascia di età 0-6 anni.

E’ nel corso di tale permanenza che viene proposta al bambino l’intervento di pet therapy. Personale specializzato si occupa giorno e notte dei bisogni materiali, fisici e psicologici dei bambini ospitati ai quali vengono garantite relazioni di tipo familiare.
Durante la permanenza nella comunità i minori mantengono rapporti anche quotidiani con la famiglia di origine , sino a diversa disposizione dell’autorità giudiziaria .

Quadro evolutivo del bambino:

Sin dall’inserimento K evidenzia un ritardo dello sviluppo psichico e neuromotorio con problematiche di tipo relazionale: all’età di 4 mesi ancora non risponde agli stimoli ambientali, non sorride alle persone. La valutazione della funzione visiva ed uditiva risulta in norma.
Il bambino è seguito presso l’Unità di Neuropsichiatria Infantile competente nel territorio(UONPIA) : viene sottoposto a sedute di fisioterapia ed incentivato il livello di stimolazione ambientale e relazionale già svolto in comunità. Ulteriori accertamenti diagnostici vengono effettuati presso una Clinica specializzata: Risonanza magnetica dell’encefalo, accertamenti genetici e metabolici risultano nella norma.

All’età di 1 anno K non presenta ancora tentativi prelocomotori di spostamento a terra, è totalmente assente la modalità orale di esplorazione degli oggetti; il suo interesse nei confronti degli oggetti e persone è discontinuo e il bambino tende ad isolarsi mettendo in atto stereotipie ed atteggiamenti autoconsolatori. La sua comunicazione verbale è limitata a pochi bisillabi poco variegati.

Intervento riabilitativo :

Nell’aprile 2003 è stato proposto dalla UONPIA un trattamento psicomotorio in sostituzione di quello fisioterapico con lo scopo di sviluppare la relazione attraverso un lavoro corporeo.
Kevin infatti mostrava ancora un marcato ritardo psichico con episodi di pianto apparentemente immotivato e tratti di isolamento.

Nel luglio 2003 il bambino iniziava a scoprire il piacere del movimento spostandosi con il podice e rotolando; toccava gli oggetti ancora senza finalità lanciandoli nell’ambiente; la comunicazione verbale era assente mentre iniziava la comunicazione con lo sguardo.
Vista la lenta evoluzione clinica, si è deciso di affiancare una Terapia Assistita con l’animale a quella psicomotoria, con lo scopo di facilitare lo sviluppo del bambino, continuando a lavorare su alcuni obiettivi già presenti in terapia psicomotoria:

  • –  consapevolezza corporea
  • –  interazione con l’altro
  • –  motivazione al movimento

Le figure professionali coinvolte nel progetto di TAA sono state: il medico dirigente, la psicologa e un’educatrice del CAM, la neuropsichiatra infantile e la psicomotriciste della UONPIA e il conduttore del cane dell’AIUCA. L’equipe così composta ha collaborato all’individuazione delle modalità operative, la definizione degli obiettivi e la valutazione dei risultati.

Per un periodo di tre mesi sono state previste: una seduta di TAA e una di terapia psicomotoria alla settimana, ciascuna della durata di 45 minuti.

Alle sedute erano presenti l’educatrice, la psicomotricista e il conduttore del cane. Ogni operatore aveva un ruolo stabilito e condiviso dall’equipe; la psicomotricista conduceva la terapia utilizzando il cane come “strumento” per raggiungere gli obiettivi prefissati; il conduttore dava input all’animale per indurlo a porsi nelle posizioni più utili al lavoro della terapista; l’educatrice filmava le sedute e, se necessario, era pronta a rassicurare il bambino.

Inizialmente è stato scelto dal conduttore un cane maschio di … anni, ma dopo le prime sedute, si è deciso di sostituirlo con una femmina più giovane, in quanto quello scelto si è rivelato troppo tranquillo e passivo e quindi poco adatto a stimolare in K. Il desiderio al movimento.
Il bambino ha mostrato subito un forte interesse e curiosità per il cane, anche se con diffidenza e timore. La graduale conoscenza e familiarità con l’animale hanno permesso di lavorare sul contatto corporeo e sul piacere delle sensazioni tattili, il tutto finalizzato alla presa di coscienza di sé e dell’altro. Il contatto corporeo è infatti per il bambino il canale privilegiato attraverso il quale “sentirsi”, grazie alla presenza del corpo dell’altro, e poter vivere momenti di apertura. Possiamo

dire che, in questo caso, il cane ha svolto il ruolo di mediatore e ha permesso il graduale spostamento degli investimenti affettivi sul partner umano.

Dall’esame delle videoregistrazioni si nota un crescente interesse per l’ambiente circostante e per la relazione terapista a scapito dell’iniziale interesse per il cane.

La maggior coscienza del proprio corpo e della possibilità di agire sul mondo, unitamente allo stimolo dato dall’animale (desiderio di toccarlo e raggiungerlo), hanno contribuito a sviluppare in K. il desiderio di spostarsi e di esplorare l’ambiente , passando così da una motricità limitata e poco finalizzata ad una più evoluta. In pochi mesi, tra ottobre e novembre è passato dallo spostamento sul podice, alla posizione quadrupede e alla posizione eretta, per arrivare, a dicembre, al cammino con sostegno e, a gennaio, al cammino autonomo.

In conclusione questo lavoro ha

  • –  facilitato la relazione con la terapista
  • –  portato ad una maggiore consapevolezza corporea
  • –  portato allo sviluppo dell’interazione con l’altro
  • –  indotto la motivazione al movimento
  • –  sviluppato la capacità di concentrazione su una attività
  • –  facilitato il rilassamento corporeo e l’abbandono di atteggiamenti stereotipati

Discussione:
l’”oggetto animato” (cane) è risultato nella nostra esperienza uno strumento utile come mediatore tra la terapista e il bambino in quanto la relazione con un animale è risultata più semplice, più diretta perché ricca di risonanza emotiva, ma priva della componente verbale.
Si ritiene che il successo così rapido del lavoro svolto sia in parte dipeso dalle caratteristiche della patologia che non rientrava in un quadro di una grave patologia neurologica o psichiatrica, ma in un quadro di ritardo psicomotorio con note di isolamento, la cui evoluzione sarà da rivalutare nel tempo.
Da sottolineare inoltre l’importanza di avere previsto l’intervento con la partecipazione diretta della psicomotricista che già aveva in carico e conosceva il bambino : riteniamo che il mantenimento della continuità terapeutica , unita allo “ strumento” animale , sia stata garanzia di qualità per l’esperienza ed abbia permesso di evidenziarne tutti gli aspetti positivi.