TAA con bambini autistici

Effetti della TAA sulla capacità interattiva di bambini autistici

1Istituto di Psicologia – Università degli Studi di Milano, via Tommaso Pini 1 – 20134 Milano, Italy

2AIUCA, Italy

Boris Levinson, neuropsichiatra infantile, scoprì casualmente che la compagnia di un animale può essere positiva per bambini problematici. Studi successivi hanno portato a diverse tipologie di intervento: dall’Animal Assisted Therapy all’Animal Assisted Activities.

Nonostante il crescente interesse nei confronti di questo argomento, dimostrato anche dalle istituzioni italiane, le ricerche condotte con metodologie rigorose finalizzate allo studio dei meccanismi di funzionamento dell’AAT sono estremamente ridotte.

Il lavoro presentato rappresenta un contributo teso alla comprensione di questo strumento; l’AAT è stata applicata come co-terapia nel trattamento di bambini affetti da Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.

Lo studio era finalizzato all’identificazione di una metodologia di osservazione e valutazione dell’efficacia di un intervento di AAT, e alla verifica dell’effetto dell’AAT in soggetti affetti da Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.

La ricerca ha coinvolto 3 bambini (2 maschi, 1 femmina) con diagnosi di disturbo autistico (F84.0 secondo il sistema di classificazione ICD10).

Gli incontri si sono svolti individualmente a cadenza settimanale nel periodo gennaio-giugno 2004 in una stanza di medie dimensioni priva di arredamento, all’interno della quale si trovavano un tappeto e una borsa contenente alcuni oggetti di gioco e per la cura dell’animale. Ad ogni incontro erano presenti il bambino, l’operatore, il cane ed il suo conduttore.

Sono state condotte alcune sedute iniziali per verificare la compatibilità della coppia cane-bambino. Successivamente è stato effettuato un incontro di pre-test finalizzato alla valutazione della base-line, ovvero alla raccolta di dati relativi a specifiche aree di interesse, con cui confrontare i dati raccolti nell’incontro di post-test effettuato al termine del ciclo di trattamento.

Le sedute di pre-test e post-test sono state strutturate ad hoc e hanno previsto una parte senza cane in cui si proponeva al bambino un gioco di scambio della palla con l’operatore e la riproduzione di un’azione non familiare e non ludica dimostrata dall’operatore (posizionamento di un cerchio intorno ad un cono di plastica); una parte in presenza dell’animale in cui lo scambio della palla avveniva tra il bambino e il cane e l’azione da riprodurre, in seguito alla dimostrazione dell’operatore, coinvolgeva l’animale (posizionamento del cerchio intorno al cane).

Sono state individuate delle macro-aree di interesse suddivise in sottocategorie di comportamenti; per alcuni comportamenti è stata rilevata la frequenza con cui si sono verificati, per altri anche la durata.

La metodologia utilizzata per l’analisi dei dati è quella del single case.

Considerando gli incontri (è difficile individuare un trend definito/non sembra emergere in modo chiaro un trend) relativamente ai diversi comportamenti osservati e sembra che ogni incontro abbia caratteristiche peculiari.

Complessivamente i bambini sembrano aver beneficiato della presenza del cane relativamente alla possibilità di relazionarsi con l’altro, i tempi di interazione sono maggiori quando il cane è presente rispetto a quando è assente, e sulla capacità di compiere azioni richieste dall’operatore.

Globalmente le differenze presenti tra gli incontri di pre e post test sono ridotte; più consistenti le differenze presenti tra gli incontri in presenza e in assenza dell’animale.

I risultati di questo lavoro mostrano la presenza di benefici in relazione ad alcune aree e ad alcuni comportamenti; sarebbe auspicabile uno sviluppo delle ricerche su questo tema su una casistica più ampia e con tempi di intervento maggiori per poter verificare quanto emerso e per poter individuare linee giuda per la conduzione di interventi di Animal Assisted Therapy.